venerdì 27 luglio 2012

Difficile a dirsi

La vita non è fatta tutta di immanenza, di erlebnis, di atarassia. A volte ti ritrovi con l'empirismo e il materialismo che ti attanagliano, e un modo per uscirne è praticare un po' di messa tra parentesi, di riduzione. Alcuni provano con la musica e con l'arte ad entrare nell'enigma, nell'autentico svelamento dell'esserci, che non è che ti rende felice, ma estatico magari sì.
Ma il modo migliore per riportarti alla consapevolezza dell'illusione, della rappresentazione, dell'amor intellectualis dei, è la meditazione, che però i filosofi non fanno perchè si vergognano di non pensare.

domenica 22 luglio 2012

Audience

Ormai sembra scontato: "L'audience decide i programmi televisivi". Semplicemente, non è vero.
E il perché è ancora più semplice: se a comandare fosse l'audience, la tv sarebbe soprattutto pornografia.
E non è che ci sia un grande persuasore dietro una macchinazione diabolica. Il persuasore è occulto, ma non nel senso di un uomo che si nasconde da noi semplici burattini spettatori, ma nel senso di un'idea che si nasconde dentro ciascuno di noi, e anche di chi i programmi li decide per noi.
In questo caso, a decidere di mettere in mostra un prodotto artistico non è la volontà di dare al pubblico ciò che il pubblico vuole, ma la volontà di apparire al pubblico come bravi e buoni, la volontà di essere amati dall'opinione pubblica, dalla morale comune. Diamo la nostra maschera a un pubblico di maschere.
Invece ciò che davvero vuole il pubblico, non la sua falsa morale, è la stessa cosa che vogliamo tutti: bisogna metterci la faccia.





venerdì 13 luglio 2012

Terapia per handicappati

Ci sono due tipi di scrittura. Almeno io ne vedo due al momento, ma con un diverso paio di occhiali potrei vederne di più o di meno. C'è la scrittura che si rivolge a se stessi e quella che si rivolge agli altri. Nella prima diciamo a noi stessi ciò che osserviamo in noi, quindi anche tutto quello che pensiamo in relazione a ciò che abbiamo fatto o detto o che dovremmo fare o dire. Cerchiamo di scavare, di trovare la sincerità, la verità di ciò che siamo, che sentiamo, possiamo farlo. Nella seconda diciamo agli altri solo ciò che vogliamo dire, non tutto. Siamo più legati alla morale, a ciò che vogliamo che gli altri pensino di noi, all'immagine delle reazioni che potrebbero suscitare le nostre parole, alla paura di non essere amati.
Ecco, c'è un esperimento strano che alcuni fanno con la propria vita: scrivere per se stessi e poi mostrarlo al pubblico. Eliminare la paura di non essere amati è una missione da superuomini, senza pensare necessariamente a Nietzsche.

mercoledì 11 luglio 2012

Perchè studiare filosofia

Perchè vedi ogni cosa attraverso centinaia di punti di vista diversi, quelli di ogni filosofo.
Vedi quanto il mondo non sia altro che la nostra interpretazione di esso.
Capisci che continuare a dargli un'altra interpretazione non ha senso perchè è sempre soggettiva, limitata, sbagliata.
Si studia filosofia per essere certi che nessuno di quei filosofi ha trovato la verità.
Si studia filosofia per abbandonare la filosofia.

venerdì 6 luglio 2012

Hegel per handicappati

Davvero, è facile.
Allora, Hegel dice che una volta c'erano i greci che vivevano in armonia con la natura pensando che le cose erano come le pensavano, che l'Io e il mondo non erano scissi. Poi è arrivato il cristianesimo (cattolico e protestante) che ha posto dio fuori dal mondo, come creatore del mondo e non identificato con esso, e allora l'uomo si è sentito peccatore e si è creata la distanza tra l'Io e il non Io, l'essere e il non essere, il finito e l'infinito. Questo fino a Kant, a partire dal quale è iniziato il processo di riunificazione tra Ideale (nella mia testa) e Reale (fuori di me).
Dice Hegel: Essere e Non essere si riuniscono in una categoria superiore: il Divenire. Significa che dal punto di vista del divenire sono identici. E fa un esempio, che senza gli esempi non si è mai capito niente nella vita: la cosiddetta dialettica servo-padrone.
Il padrone possiede la proprietà, il servo l'amministra ma non ne è proprietario, è dipendente e così ha paura del padrone. Tutto questo avviene nella testa del servo e nella testa del padrone come qualcosa di fisso, essere e non essere.
Poi il servo lavora e produce qualcosa di concreto in cui vede che il suo concetto di sè come uomo non è solo ideale ma anche reale. E allora si accorge che il padrone dipende da lui e che lui dipende dal padrone: sono uguali. Il divenire è la realtà. Nella realtà i due sono uguali.
Ora potrei dirvi che tutto ciò è preso, paro paro, dalla Cabbala, ma mi interessa di più pensare a tutti i giovani lavoratori che accettano di fare mettiamo il copywriter, l'art director o qualsiasi altro lavoro in un posto per 500, 800 euro al mese e a partire dal mese successivo iniziano a lamentarsi del fatto che li pagano 500, 800 euro e che passano loro dei lavori di merda. Ecco secondo Hegel, io me ne lavo le mani eh, secondo Hegel non hanno un cazzo da lamentarsi.