giovedì 26 gennaio 2012

Il principio di imitazione

La persona, con i suoi ego, nasce e si sviluppa per imitazione. Quando sei piccolo imiti i tuoi genitori, vedi cosa fanno e lo fai anche tu. Già nel linguaggio, imparare la lingua, facciamo quello che fanno i nostri genitori. Li imitiamo in tutto, cogliamo i loro più piccoli pregi e difetti, per noi è lo stesso, e li imitiamo. E qui non importa che siano pregi o difetti, importa che siano una copia. Poi cresciamo e scopriamo altri modi di essere. E li imitiamo. Imitiamo tutte le persone che conosciamo e che ci piacciono, in base anche al sistema di valori che abbiamo acquisito, a volte anche in contrapposizione ad esso. Ma imitiamo. E siamo esattamente la somma di tutte quelle imitazioni. A un certo punto qualcuno smette di imitare e rimane con i suoi ego. Qualcun altro continua a imitare e a divenire. Qualcun altro continua ad imitare con la coscienza di imitare e facendo scelte consapevoli. Qualcun altro smetterà di imitare e cercherà di eliminare tutte le imitazioni di cui è composto. Cosa rimarrà a quest’ultimo? La risposta non è affatto ovvia. Non rimarrà nulla. O rimarrà la coscienza pura, coscienza di nulla, coscienza che il nulla esiste. Ma esiste il nulla? Possono essere eliminati gli ego? O saranno sostituiti da qualcos’altro? Quando si eliminano alcuni ego, come quello dell’orgoglio per esempio, ci si comporta in un modo diverso da prima. Il valore che guida il nuovo comportamento esiste? Può essere definito virtù un comportamento di qualcuno che non ha bisogno di essere considerato superiore? Di qualcuno che non ha paura di essere considerato stupido? Che non deve sempre per forza dimostrare di essere bravo? Mettiamo che lo definiamo virtù e che il motivo sia che questa virtù ci faccia stare bene. Ci soddisfa questa interpretazione del mondo? Ma questa è solo la somma di tante interpretazioni, non c’è niente di vero in tutto ciò, o forse si, ma è una copia di ciò che io ho letto fino ad ora. La copia di tante copie. È vero o è falso? Non c’è un parametro. L’attribuzione dei giudizi di valore concerne le nostre emozioni, ciò che ci piace, ciò che è piaciuto alle copie di cui siamo copia che continuano a vivere dentro di noi, e forse ci possiamo fare qualcosa, e forse possiamo davvero farlo, ma non serve a niente, solo ad essere felici. Forse.

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