giovedì 6 maggio 2010

IL NARCISISMO DI LOWEN 1




Ora sto mangiando una pera e sto cercando di pensare a com’è cominciata tutta la storia del narcisismo.
Ah, praticamente ho comprato questo libro: Il narcisismo, di Lowen, padre della bioenergetica, che è una psico-terapia nipote della psicanalisi.
E contemporaneamente stavo leggendo L’unico di Stirner.
Ed è successo che queste due letture si intrecciassero perfettamente.
Praticamente secondo il secondo siamo schiavi di idee che ci rubano la vita mentre secondo il primo c’è una patologia che ci fa seguire l’immagine di noi che piace di più a scapito del nostro vero sé, fatto di sentimenti e sensazioni.
Un narcisista è come un morto. I sentimenti gli impedirebbero di raggiungere i suoi scopi di bellezza, perfezione, donne/uomini, carriera, status sociale ecc…
Ma dietro la facciata della vita perfetta c’è un essere triste, sempre insoddisfatto di sé e a cui manca sempre qualcosa per essere completo.
Ma io so che la completezza arriva solo con la morte.
Allora, come Narciso si specchiava dentro il lago e si innamorava della sua immagine, così io mi sono specchiato in questa stessa immagine, ma mi sono fatto schifo.
E allora devo riuscire ad uscire dal narcisismo. Devo riuscire a trovare il vero me, a ritrovare il contatto con la realtà e le sue sensazioni, a capire come faccio a liberarmi da quel nemico che sono io in versione yuppie.
Naturalmente fare tutto ciò abitando a Milano è un po’ difficile, ma, essendo narcisista, non credo che ci sia qualcosa di impossibile per me.
E qui arriviamo all’altro giorno in cui ho detto al mio ex coinquilino Nicola quale sarebbe stata la mia prima mossa.
Ma qui ci vuole una premessa.
Allora. Io ho fatto il pubblicitario per 6 anni e, da buon narcisista, mi è capitato di vincere dei premi per la creatività. Poi ho lasciato perché non mi piaceva più dire cose in cui non credo.
Tornando a noi, nell’ultima agenzia ho fatto alcune campagne carine che dovrebbero vincere qualche premio. Quindi la mia idea è stata quella di mandare sul palco qualcun altro per ritirare il premio. Ma, mentre ero lì con Nicola che rifletteva su questa decisione, mi è venuta un’idea che ho trovato geniale, anche se questa parola dovrebbero eliminarla dai vocabolari mondiali: mandare qualcuno che dicesse al microfono che io non ero andato perché sto cercando di combattere il narcisismo. E giustamente Nicola mi ha fatto notare che questo sarebbe come dire: “Io non sono come tutti voi narcisisti. Guardate quanto sono migliore di voi”, la cosa più narcisista del mondo.
Quindi l’unica soluzione sarebbe non andare a ritirare il premio, privarsi di una serata divertentissima di gente che ti guarda invidiosa e di te che fai finta che non te ne freghi niente perché tanto tu stesso hai scelto di non fare più il pubblicitario e di rinunciare alle stupidaggini per cui invece loro vivono. Salutare tutti non accennando mai al fatto del premio, con la tipica umiltà dei più arroganti narcisisti internazionali.
Porca puttana.

1 commento:

Anonimo ha detto...

magari ritiri il premio e ti godi la serata!