giovedì 8 aprile 2010

cosa importa?


Questo è uno di quei momenti in cui sento il bisogno di sputtanarmi.
Riflettevo sul fatto che non mi sento ancora realizzatoe che credo che nessuno lo sia.
Scuola materna-scuola elementare-liceo-laurea-milano-master-lavoro figo-soldi-lavoro più figo, ma manca sempre qualcosa alla realizzazione, alla completezza. Siamo sempre insoddisfatti.
Non vi capita mai di vedere il mondo come un noioso movimento sempre uguale? Persino il sorgere del sole è monotono. E allora arriva la creatività, l'arte.
E per essere felice devi fare quello che ti piace. Quindi, ad esempio, vai a fare il creativo pubblicitario, fai belle campagne sei soddisfatto, ok lo sai fare. E adesso? E no, non sono un servo del potere io, non farò più il pubblicitario per voi: comunicherò i concetti che credo facciano bene al mondo, che potrebbero migliorarlo. E fai l'artista. Fai una mostra, è apprezzata, fai altre cose che piacciono e che destano scalpore, ma senti ancora che non sei soddisfatto, c'è qualcosa che manca. Senti ancora quel dovere di comunicare delle cose giuste, che salvino il mondo, nuove, originali: devi farlo. Senti come se ci fosse un mondo delle cose giuste da pubblicizzare, poi senti piano piano che quelle cose non ti appartengono, che non sei tu: sono in te, ma non sono te.
"Per essere felice devi fare quello che ti piace fare", ma poi vai a fare un week end fuori Milano in cui non fai nulla, e sei felice. Com'è possibile? Sei felice senza fare nulla: non devi fare nulla, non devi produrre nulla, non devi essere buono o cattivo, non sei costretto ad essere qualcuno.
Ora guardate la campagna che ho postato. L'ho fatta io. Ma, come direbbe Tyler Durden: mi dà soddisfazione essere acuto?

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