lunedì 26 luglio 2010

LASCIAMILANO


Ciao a tutti. Fino a settembre questo è l'ultimo messaggio inviato da Milano.
Prima di quella data potrebbero esserci altri messaggi da Londra.

Resoconto di oggi:
mi è stata comunicata la morte del mio portatile ultra seienne.
Il cono al limone era un pò sciolto.
Mi fa male la nuca quando guardo in alto.
Ho scoperto la nu rave.

In più ho pensato:
si parlava tanto negli anni novanta di "questo è commerciale, quell'altro no". Sapete cos'è la pubblicità? La pubblicità è semplicemente creatività al servizio del commercio. Ecco, pensavo al fatto che tutti i creativi pubblicitari disdegnano la musica commerciale. Che strano.

Niente, solo questo.

sabato 17 luglio 2010

Dove trovare le idee


la tesi di oggi è:
nessuno fa errori nella propria lingua.

dimostrazione:
ogni volta che vedo la gente inorridire di fronte ad errori grammaticali in italiano commessi da italiani inorridisco. E penso: "quando sbagliano gli stranieri ti sembra normale però".
Noi accettiamo tutti gli errori grammaticali commessi dagli stranieri che parlano in italiano, ma se uno dice "scendimi i soldi", sorridiamo come a dire "è un ignorante, poverino".
Ma: "considerereste ignorante allo stesso modo un milanese che ha sempre parlato in italiano e fa un errore cercando di parlare in dialetto siciliano?"
il punto è: un siciliano, per esempio, che fa errori parlando in italiano, li fa perchè parla perfettamente un'altra lingua: il siciliano. E state pur certi che quello lì in siciliano non sbaglierà mai neanche una virgola.
Un'altra osservazione va fatta riguardo al risolino di cui parlavamo. Quel risolino indica soltanto che tu credi che l'italiano sia la lingua giusta e tutte le altre siano sbagliate. In realtà, l'italiano è la lingua imposta a tutti gli italiani dopo l'unità d'Italia. Parlare in dialetto vuol dire conservare una propria libertà. Chi parla solamente e perfettamente l'italiano è un pò più schiavo di chi sbaglia e parla anche in dialetto.
Inoltre, parlare perfettamente una lingua, parlarla esattamente, vuol dire parlarla secondo regole fisse e considerate immutabili. E questo implica che non cambierete mai nulla, neanche voi stessi. Sbagliare, al contrario, è creatività, è mischiare e creare nuovi concetti e nuove visioni del mondo. Quello che per un purista dell'italiano è "inconcepibile", non lo è per uno che usa liberamente la propria lingua. "Inconcepibile" vuol dire che non riesci a concepirlo, indica sterilità, ma se non ci riesci tu non vuol dire che non debba riuscire a concepirlo qualcun altro.

giovedì 15 luglio 2010

Mafalda, la foto non c'entra niente


C'era una volta un ragazzo di nome Charlie schiavo del suo computer. Quest'ultimo obbligava il ragazzo a stare giornate intere insieme a lui attraverso una specie di magia: forniva a Charlie dei piaceri molto bassi, come la possibilità di scrivere delle cose su facebook o sul suo blog che poi gli altri avrebbero detto "che belle! che intelligente! sei un genio! sei un grande!". Insomma il computer fomentava il narcisismo di Charlie e se lo teneva stretto stretto come Baglioni.
Un giorno però Charlie si accorse dell'escamotage del computer e decise di non accenderlo mai più.
Fu così che il ragazzo divenne un creativo pubblicitario.

martedì 13 luglio 2010

buon lavoro è un ossimoro


Un blog serve anche a capire cosa ti passa per la testa. Quando hai finito di scrivere il post ti accorgi che non era vero che non avevi niente da scrivere.
Allora...

C'era una volta un uomo molto povero che chiedeva l'elemosina al semaforo. Costui non era vestito di stracci, ma indossava un elegante vestito di Giorgio Armani. Un giorno passò di lì un uomo ricchissimo che guidava una peugeot 106 tutta sporca, ammaccata e malandata. Mosso da pena, il ricco regalò al povero una valigetta con 100.000 euro. Il povero lo ringraziò e gli promise di fare buon uso dei soldi.
Calata la sera il povero aveva già speso i 100.000 euro in abiti lussuosissimi, collane, braccialetti, oggetti di design, e bellissime opere d'arte. Così il giorno seguente tornò al semaforo.
Per una fortunata coincidenza tornò a quel semaforo l'uomo ricchissimo con la macchina in decadenza che, vedendo nuovamente il povero e pensando che quei soldi non gli fossero bastati, gli regalò una valigetta con ben un milione di euro.
Il giorno dopo al semaforo non c'era più soltanto il pover'uomo, ma un'intera squadra di pover'uomini vestiti benissimo, tutti sotto la direzione dell'uomo povero, che visse in questo modo per tutta la vita.

venerdì 9 luglio 2010

arte e favole






sto leggendo questo libro di luca beatrice che s'intitola "da che arte stai". in pratica il beatrice si schiera contro l'arte povera e il concettuale a favore di un'arte diciamo più ludica, fatta bene, e leggera. cioè qualcosa che comunichi qualcosa e che lo faccia bene, non qualcosa che non si sa cosa comunica perchè, se c'è qualcosa da comunicare, non si sa come comunicarlo.
cioè, questo è ciò che di positivo ho preso io dal testo di beatrice, e quindi quello che approvo, anche se per dire questo non credo ci sia bisogno di schierarsi contro i concettuali e l'arte povera. quello che non approvo finora è che beatrice afferma che il termine "nomadismo" sia stato inventato da Achille Bonito Oliva, il che mi sbalordisce perchè non posso credere che beatrice non conosca Gilles Deleuze, l'autore, diciamo, di quel termine.

un'altra cosa che posso raccontarvi è una favola:
c'era una volta un piccolo principe azzurro che non voleva andare a scuola. un giorno sua madre, la regina, gli disse: "se non vai a scuola crescerai così stupido che ti sposerai con una baldracca chiamata biancaneve".

fine